venerdì 24 ottobre 2008

Il broker ha la mastite

Grazie ai miei informatori (in realtà il mio unico informatore è un pappagallo albino di nome Oreste. Parla correntemente 14 lingue, diplomato alla Scuola Radio Elettra, master alla Bocconi e un attestato di frequenza al corso di telecinesi di Giucas Casella. È stato nel biennio 2002-2003 il ghost writer di Maurizio Gasparri e contemporaneamente capogruppo alla camera del Sudtiroler Volkspartei portando avanti la battaglia per il riconoscimento dell’amore zoofilo. A causa di un crudele scambio di documenti perpetrato nottetempo del sadico Cossiga, Gasparri si è ritrovato a far l’amore con uno stambecco ed è stata vinta la battaglia per il riconoscimento della dislessia. Ora è nascosto in un controsoffitto della Farnesina, in contatto radiofonico con le principali ambasciate e con il consiglio di sicurezza dell’ONU. Spacciandosi spudoratamente per la centralinista di Postalmarket è riuscito a vendere a Ban Ki Mun una statua in plastica di una ballerina balinese, un ferma carte a forma di Buddha ridanciano e un cassetta di mele renette) sono entrato in possesso di un documento a dir poco eccezionale: il diario di un broker di piazza affari del quale riporto la cronaca della settimana borsistica appena trascorsa.

Lunedì

Grande euforia sul mercato americano. La speculazione sulle gallette di riso sta dando i suoi frutti: scomparse per mesi dai banchi dei supermercati, con profonda gioia dei consumatori, si stanno riversando in pochi minuti sui mercati globali. Massaie nel panico da recessione stanno comprando alle casse dei Famila di mezza Italia i futures sull’intera produzione fino al 2030, mandando nel panico le cassiere con la conta dei bollini.

Martedì

Un broker di Wall Street, infastidito dall’obesità della moglie, decide di vendere tutte le sue opzioni di acquisto sulle gallette di riso scatenando un crack mondiale del settore. Suicidi a catena nel comparto alimentare, dai fratelli Barilla al Mago Galbusera. Le massaie si rendono conto di aver speso i risparmi di una vita in gallette di riso. Le più temerarie provano ad assaggiarne una.


Mercoledì

Durante la seduta del mattino gli scambi sono rimasti molto deboli. Le gag si sprecano. Alcuni porgono ai compratori le azioni ritirando la mano subito dopo, altri danno in pasto agli speculatori i biglietti del Monopoli. Verso mezzogiorno un borsista di origine pugliese si addormenta sulla tastiera del computer digitando casualmente “merda” e scatenando alla borsa di Tokio l’acquisto di intere masse di letame argentino. Il Nikkei guadagna in mezza seduta il 4500%. I broker di Wall Street, noti nel mondo per la sfrenata avidità, defecano in pubblico e rivendono le proprie deiezioni. Il sisso supera il platino nelle quotazioni ed è il nuovo bene rifugio. Napoli è ora davvero milionaria. A fine serata gli allevatori bovini francesi si comprano il Paris Saint Germain. Quelli valtellinesi, presi da schizofrenica euforia, portano le mucche a svernare a Capri. I bovini si rendono conto del loro valore e aderiscono subito ad una sigla sindacale unitaria, recriminando la detassazione degli straordinari. Emma Marcegaglia chiede maggiore produttività e un bicchiere di acqua gassata.


Giovedì

Il Wall Street Journal scopre la bolla speculativa e titola “La merda puzza”, costringendo i fondi pensione americani alla ritirata.

Lo Hang Seng perde 70 punti percentuali in una manciata di secondi. Il Nasdaq va in prigione e pesca una carta dagli imprevisti.Gli allevatori, ancora sotto gli effetti della sbornia borsistica, si dimenticano di mungere. Le mucche hanno la mastite e fuggono oltralpe protette dagli ex-brigatisti. I risparmiatori italiani si rendono conto di aver messo del letame sotto i materassi e dentro le casseforti. Berlusconi a reti unificati consiglia gli italiani di non venderlo perché in 12/24 mesi si rivaluterà sicuramente.


Venerdì

Contrariamente alla fame infausta del venerdì, gli scambi hanno preso vivacità subito dopo l’annuncio dell’OPEC di aumentare la produzione di petrolio. L’advisor degli Emirati Arabi, vestito come Anubi, sbaglia a tracciare il simbolo cuneiforme sulla tavoletta di cera e ordina l’estrazione di una quantità smodata di petrolio. La benzina comincia a fuoriuscire dalle pompe dei distributori in maniera incontrollata. Gli automobilisti si lasciano andare a triviali esibizioni di virilità, facendo bidet con la V-Power e prendendo d’assalto la più vicina concessionaria Hummer. Le massaie annaffiano i fiori col Selenia e cominciano forsennatamente a smacchiare con la trielina tutto quello che trovano. A fine serata le riserve mondiali di petrolio sono scese di 1/3 mentre la maggioranza degli italiani continua a girare in automobile senza meta. Gli unici che rimangono in casa sono tacciati di “non fare la politica del fare” e seviziati brutalmente con la pistola del gasolio.

Le contrattazioni si chiudono con una rettifica da parte dei paesi produttori. La benzina sfiora i 10 euro al litro e già a fine serata è diventata appannaggio dei più facoltosi, con conseguente arrogante esibizionismo da parte delle signore della Milano bene, le quali non si lasciano scappare l’occasione di passeggiare in centro con il proprio carlino imbibito di nafta pesante.


Sabato

Nuova stagnazione del mercato. I broker lanciano le palline di carta ciucciate sul soffitto di Piazza Affari (che essendo una Piazza non ha soffitto e pertanto le palline ricadano tragicamente negli occhi dei lanciatori). Si è ormai speculato su tutto, dalle testate nucleari ai cartoni unti della pizza e le principali banche d’affari setacciano le Pagine Gialle per trovare nuovi settori su cui investire. Dopo un summit ad alti livelli si giunge all’agghiacciante conclusione: sono rimasti solo le lampadine bruciate e le statuine Thun. A Piazza Affari la prospettiva di contrattare angeli paffuti di terracotta provoca nausea, emicrania e crisi di panico anche nei broker più scafati. La BCE e la Federal Riserve sono in continuo contatto telefonico. Gli orientali fanno appello a Confucio e si rifiutano categoricamente di puntare le loro riserve auree sulle fetenti statuine tirolesi. Europa e Stati Uniti capitolano. Il Sole 24 Ore pubblica la notizia.

È il delirio.

Migliaia di massaie rompono le lampadine di proposito e telefonano al loro Personal Banker Mediolanum per venderle, ma loro non rispondono. Sono tutti al Parco Lambro preda di visioni allucinogene che girano forsennatamente su se stessi facendo i cerchi col bastone di Ennio Doris.

L’Italia è al buio. Migliaia di anziani cadono dalle scale. Nessuno muore ma tutti si fratturano il bacino e provano a rincollarlo col Polident.

Solo a notte inoltrata la notizia del lancio intercontinentale del nuovo prodotto Apple apre uno spiraglio di salvezza. Steve Job presenta in pompa magna l’I-Phone col guscio Meliconi che rimbalza e non si rompe. Scene di delirio collettivo tra gli adolescenti giapponesi che prendono d’assalto i negozi di elettronica per accaparrarsene uno. Più del 70 % acquista inconsapevolmente un telecomando Mivar e, grazie all’autosuggestione, conversa per ore con il vuoto pneumatico.

Il mercato delle lampadine rotte è nel baratro. Berlusconi consiglia le massaie di non preoccuparsi che fra 6-8 mesi le lampadine si riaccenderanno.


Domenica

Piazza Affari è chiusa. Un po’ di agognata serenità nelle famiglie del tipico broker milanese: la moglie che prepara il pranzo, il cane che rantola e il marito che insegna al piccino ad andare in bicicletta, rimasta purtroppo senza ruote dopo la frenetica speculazione sui cerchi a raggi. I bambini arrancano strisciando il telaio sull’asfalto e i padri inveiscono accusandoli di “non fare la politica del fare”.

Nel frattempo si consuma il dramma.

Migliaia di massaie e allevatori convergono inferociti verso Piazza Affari, rompono le vetrate di Palazzo Mezzanotte e riescono a penetrare nella sala delle contrattazioni, accorgendosi con loro profonda meraviglia di essere nello studio di Buona Domenica. Paola Perego li invita a sedersi e a esprimere il loro disagio. Le massaie accusano gli allevatori di essere falsi davanti alle telecamere. Gli allevatori invocano l’arrivo di Maria De Filippi che poco dopo entra ballando la breakdance (grazie ad una palese controfigura) accompagnata dai suoi “Amici”. Le massaie sono ai vertici dell’entusiasmo e il lunedì mattina presto si precipitano al supermercato, svuotandolo di tutti i beni alimentari e non. L’economia è salva.

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